Tre trucchi per gli italiani in Austria, Germania e paesi di lingua tedesca

Molti di questi suggerimenti sono utilizzabili anche dagli italiani in Germania e negli altri paesi dove è in uso la lingua tedesca. Alcune idee e informazioni sono utili per tutti gli espatriati italiani in tutto il mondo. Tuttavia, mi concentro soprattutto sull’esperienza degli italiani in Austria.

Il trasferimento in Austria (o Germania, o Svizzera tedesca ecc.) costa spesso tempo e denaro, specie nei primi tempi quando non siamo ancora ben inseriti e magari non abbiamo neppure intorno a noi gente affidabile che ci possa dare una mano.

Soprattutto in questi giorni di emergenza ho notato che molti italiani avrebbero bisogno di documenti per accedere a diverse prestazioni oppure a certi tipi di lavoro. Pochi sanno che alcuni enti italiani o gestiti da italiani possono venirci in aiuto.

Vediamo quali sono, cosa richiedere e come.

Il patronato

I patronati hanno sportelli sia in Italia, sia all’estero, e si occupano di una marea di cose. A noi italiani all’estero interessano però soprattutto le questioni legate ai contributi pensionistici, quelle che si fanno all’INPS in italia, alla PV (Pensionsversicherung) in Austria e alla Rentenversicherung in Germania. Spesso però come espatriati per motivi di lavoro abbiamo a che fare più facilmente con l’AMS o con la BfA.

Dovete sapere che mio padre lavorava proprio ad uno sportello di un patronato e passava i mercoledì a gestire le pratiche per la pensione di italiani emigrati in tutto il mondo. (Un giorno, magari, vi racconterò qualcosa…)

Non posso assicurarvi che il patronato possa risolvere tutti i problemi che si presentano nella vita di noi espatriati, tuttavia, se vi serve qualche documento o chiarimento per problemi con la disoccupazione, l’invalidità o la pensione, una telefonata al patronato può essere una buona idea, anche perché parlerete con degli italiani competenti. Al massimo vi diranno che non si occupano di quel problema o di quella pratica, ma tentar non nuoce!

In Austria, in particolare, il patronato INCA-CGIL ha un ufficio a Innsbruck:

WILHELM-GREILSTRASSE 18/5
6020 – 18/5 INNSBRUCK
Tel: +43 5 12583811
Fax: +43 5 12583811
Email: innsbruck.austria@inca.it

EDIT: vengono regolarmente fissati appuntamenti anche a Vienna su richiesta, ovviamente non in piena emergenza Covid-19 ma in tempi ordinari. Basta informarsi e/o mettersi d’accordo. [grazie a uno degli utenti di un gruppo di italiani in Austria che lo ha riportato]

La vicina Baviera ha più scelta: ci sono l’INCA, l’ACLI, la CISL, l’UIL e ci sono pure le sedi locali.

Se venite da qualsiasi altro paese, potete trovare con un motore di ricerca il patronato di competenza. Se tornate in Italia ogni tanto, potete anche rivolgervi a un patronato della città dove vi fermate, ovviamente.

Le risorse “magiche” della città di Bolzano

Molti di noi si dimenticano che in Italia abbiamo una provincia trilingue, cioè quella di Bolzano. (La terza lingua è il ladino!)

Pochi sanno, poi, che Italia e Austria godono di accordi speciali grazie agli accordi bilaterali proprio sul Sudtirolo/Alto Adige (accordi Degasperi-Gruber): gli italiani emigrati in Austria hanno una vita molto facile per quanto riguarda la burocrazia proprio grazie a questo! Lo stesso non vale per chi vive in Germania(Pech gehabt 😉 ): per esempio, in Austria la maturità italiana è riconosciuta automaticamente, quella tedesca per esempio no, così come in Germania la maturità italiana va fatta riconoscere. Quando mi sono iscritta all’università in Austria, la mia pratica è risultata molto semplice rispetto a quelle dei ragazzi bavaresi!

Quello che comunque tutti possono sfruttare è la possibilità di farsi rilasciare da alcune istituzioni documenti già in tedesco senza dover passare per il lunghissimo e costoso iter di “richiesta documenti nella città di ultima residenza in Italia, attesa per i tempi italiani, ricerca traduttore giurato o di traduttore che conosca un avvocato austriaco che gli metta per simpatia il timbro, dopo però aver avuto il tempo di tradurre il tutto, che non è detto che sia oggi e neppure domani.”

Ancora peggio se ci si rivolge alle agenzie, che non iniziano l’iter se non dopo aver ricevuto richieste in numero sufficiente da giustificare la fila presso lo sportello di competenza: le agenzie hanno un senso per chi abita oltre oceano e non riesce a fare “una scappata in Italia”, e può quindi aspettare anche mesi per un certificato, ma per gli altri no.

E, ovviamente, costa molto di meno andare a Bolzano di persona dall’Austria e dalla Baviera, probabilmente anche dalla Germania.

Bolzano è raggiungibile in maniera abbastanza comoda da tutte le città austriache e bavaresi in treno o auto (è facile che dobbiate cambiare treno a Innsbruck). So che erano apparse sporadiche corriere (Postbus) e Flixbus o cose simili: fatemi sapere se ce ne sono ancora oppure no.

L’INPS di Bolzano

Qualcuno di noi forse si è già accorto che l’INPS di Bolzano spesso prende in carica le pratiche degli italiani residenti in Austria. Ebbene, possiamo anche rivolgerci noi autonomamente all’INPS di Bolzano!

In realtà, almeno in Austria dovrebbe pensarci l’AMS a contattare l’INPS bolzanino, ma siccome tante volte i consulenti dormono o sono poco proattivi può essere una buona idea telefonare oppure recarci di persona all’ufficio di Bolzano per ricevere documentazione direttamente in tedesco.

Piazza Domenicani 30 

39100 Bolzano (BZ)

tel: 0471 996730

L’INPS serve per un estratto conto contributivo/previdenziale, spesso nella forma del famoso modello U1 che serve per richiedere la disoccupazione all’estero, oppure per il riscatto della laurea e per il ricongiungimento dei contributi.

Il tribunale di Bolzano

Altra sorpresa: se vi serve “la fedina penale”, cioè il certificato casellario giudiziale, vi consiglio di recarvi a Bolzano con le marche da bollo richieste (telefonate prima per sapere a quanto ammontano, visto che i costi possono cambiare molto in fretta), e in due minuti il funzionario vi stamperà il casellario in tedesco, pronto per essere usato in tutti i paesi di lingua tedesca. Il casellario viene richiesto per certi lavori oppure per mettersi in proprio quando non si è residenti da molto tempo nel paese che ci ospita.

Nota dell’aprile 2020: ovviamente per adesso non potete che telefonare e chiedere informazioni, ma speriamo che la situazione cambi presto.

Il sito del tribunale è questo: http://www.tribunale.bolzano.it/

Piazza Tribunale, 1

39100 Bolzano (BZ)

Tel. Centralino (+39) 0471 226111

È tutto per oggi!

Spero che queste dritte possano aiutarvi a risparmiare tempo e denaro oppure a risolvere i problemi con la burocrazia.

Se vi interessa capire come sono arrivata in Austria e come mai conosco tanti dettagli, sono l’autrice, fra le tante cose, di:

https://www.ibs.it/austria-dalla-caduta-dell-impero-libro-felicita-ratti/e/9788890387586 in cui parlo della Prima Repubblica Austriaca

e di: https://amzn.to/2Ridk4g (Italia) | https://amzn.to/2RidmsU (Austria e Germania) | https://amzn.to/34kn7w0 (Regno Unito aka “Inghilterra) | https://amzn.to/39PgK57 (Stati Uniti o America) in cui parlo di medicina in Emilia-Romagna durante la Prima guerra mondiale ma parlo anche di Austria, Baviera, americani e inglesi durante la pandemia di influenza spagnola (lavoro che ho presentato in tutte e tre le lingue in tutta Europa: https://independent.academia.edu/FelicitaRatti/Talks

Se siete davvero curiosi, potete anche imparare con me il tedesco online (oltre che l’italiano e l’inglese) oppure richiedere traduzioni in italiano.

In alto trovate i link ai miei profili social, oppure potete scrivermi a felratti@atypicalitalian.com.

Krampus, Perchten ecc.: cosa sono REALMENTE?

Facciamo un po’ di chiarezza!

Qui fra Salisburgo e Wals è già tempo di Krampus da circa una settimana. Sabato e domenica ne ho incrociati alcuni andando in palestra in bicicletta a sollevare ghisa. Tuttavia, la data “tradizionale” per le “passeggiate dei Krampus” è solitamente fissata fra il 5 ed il 6 dicembre. Le sfilate più grandi di solito si fanno il primo fine settimana subito dopo la notte fra il 5 e il 6 per permettere a più gente di accorrere.

Chiunque viva qua o venga a viverci impara ben presto cosa sono i Krampus e i Perchten. Tuttavia, si finisce sempre per litigare con presunti conoscitori delle tradizioni locali formatisi grazie a film americani o a blogger che non vivono qua né padroneggiano la lingua. Miracolosamente, non mi sono mai fatta coinvolgere in flame su questo tema, e dico “miracolosamente” perché sono nota per essere una fanatica protettrice del Vero Sapere (Di Cui Non Frega Nulla A Nessuno). Mi ricordo però molto bene di un amico che venne pesantemente insultato per aver criticato il film statunitense Krampus e tutti coloro che utilizzavano l’interpretazione data nel film come quella “corretta”.

Sì, sono polemica. Che ci posso fare: è il mio lavoro, dopotutto! Spiegarvi l’Austria e la sua lingua è una delle mie attività principali da più di un decennio. Lo facevo prima come ricercatrice, lo faccio ora come A-Typical Italian!

Andiamo a vedere assieme i concetti fondamentali che servono per capire queste due tradizioni.

Krampus e Percht sono due tradizioni diverse… ma non tutti lo hanno capito!

Il Krampus ( in tedesco der Krampus, plurale die Krampusse) è una figura le cui origini sono poco chiare, in quanto non vi sono fonti scritte a cui attingere prima del 17° secolo. Sicuramente sappiamo che è una figura maligna e demoniaca. Nonostante ciò, l’interpretazione che è arrivata ai giorni nostri è piuttosto cristiana-cattolica, e potremmo pure pensare che sia una tradizione sincretica: i Krampus accompagnano San Nicola e puniscono i cattivi con frustate e vergate, mentre per i buoni (specie bambini) ci sono dei doni, che vengono consegnati proprio dal santo.

I Percht (in tedesco die Percht, plurale die Perchten) sono sempre “demoni”, ma molti di questi sono benevoli e non maligni. In generale, inoltre, non avendo fra i loro compiti quello di frustare o vergare le persone, sono visti in maniera molto più positiva. Le loro stesse maschere sono più grottesche che spaventose in confronto a quelle dei Krampus.

Ecco un bell’esempio di maschera di Percht del 1920, pubblicata su Wikipedia con licenza Creative Commons: https://de.wikipedia.org/wiki/Percht#/media/Datei:Perchtenmaske_1920.JPG .

Ecco, invece, come è fatto un Krampus, sempre da Wikipedia e con licenza CC, proveniente da un gruppo del quartiere confinante (Morzg): https://it.wikipedia.org/wiki/Krampus#/media/File:Krampus_Morzger_Pass_Salzburg_2008_10.jpg

Se preferite, potete provare a fare una ricerca per immagini e confrontare le diverse maschere.

L’origine dei Percht è sicuramente non cristiana, in quanto questi spiriti sono legati all’avvento dell’inverno e alla ripresa dell’allungarsi dei giorni passato il Solstizio. Solitamente, i Percht servono a scacciare il freddo e il buio, anche se alcuni rievocano pure i Percht “cattivi” che simboleggiano proprio il buio ed il gelo. Possiamo vederla come tradizione sincretica, se non addirittura esplicitamente pagana. Vi è, infatti, il forte sospetto (chiamiamolo così!) che il nome venga da Perchta, un’antica divinità alpina e germanica, con caratteristiche e ruoli simili a quelli di Frigg e Holle. Notate come Percht sia die, femminile, e non der (maschile) o das (neutro).

È “permesso” nonché possibile vedere i Percht per strada fin da quando cominciano a girare i Krampus, ma il “loro” periodo sarebbe fra Natale e l’Epifania. Ebbene sì, se state pensando che tutto ciò vi ricorda le Twelve Nights of Christmas e la Caccia Selvaggia… sì, avete ragione. Soprattutto fra Salisburgo e Berchtesgaden i Percht sono integrati in queste tradizioni.

Alcune interpretazioni fanno risalire l’etimologia di Berchtesgaden a Perchta. Fate voi!

Tuttavia, le tradizioni dei Krampus e dei Percht si sono spesso mischiate e contaminate, sia per la relativa somiglianza, sia perché tutte le tradizioni finiscono per contaminarsi nel corso dei decenni e dei secoli, sia perché spesso per questioni organizzative e finanziarie i gruppi preferiscono organizzare le grandi sfilate assieme.

La diffusione di queste tradizioni

Queste due tradizioni sono entrambe diffuse in particolar modo nell’arco alpino e nelle sue immediate vicinanze, nelle zone di lingua tedesca. I Krampus si sono diffusi anche in alcune aree di lingua italiana e slava, mentre i Percht rimangono più ancorati ad Austria alpina e Alta Baviera (specie il Berchtesgadener Land).

Le tradizioni legate ai Percht vengono seguite in maniera più frequente e fedele soprattutto qua dove abito io, intorno al monte Untersberg, che è il monte che potete vedere spesso visto dal mio giardino sul mio account Instagram.

Come viviamo queste tradizioni: gioia, dolore, problemi, polemiche

Intendo proprio polemiche che non siano le mie, eh!

Come accennavo sopra, i Krampus sono una delle prime cose con cui si impara a convivere una volta trasferitisi qua. Mi ricordo come all’università mi avevano spiegato cosa fare per non farmi frustare e cosa fare se, invece, volevo divertirmi a farmi rincorrere dai Kramperl.

Molte persone, ovviamente, non amano essere rincorse e frustate da degli sconosciuti. Altre lo trovano divertente. Altre preferiscono semplicemente inchinarsi alla tradizione e subire.

Infine, esistono anche quelli che hanno paura dei Krampus, ben più spaventosi dei Percht. Proprio per questo alcune scuole organizzano visite di San Nicola con Krampus al seguito per aiutare i bambini a superare la paura e ad abituarsi ad essi. La presenza del Santo, tuttavia, ha dato il via ad alcune polemiche legate all’impronta troppo cattolica che risulterebbe da simili iniziative. Al che io dico: beh, mandateci i Krampus da soli, no? 10 e lode in problem solving, anzi, 1, secondo la scala di valutazione austriaca.

È vero che spesso le visite di San Nicola vengono organizzate per i bambini; tuttavia, i Krampus non interagiscono esclusivamente con i bambini, anzi! Specie durante le sfilate, essi interagiscono con ragazzi, giovani e”giovani dentro”.

Quando sono arrivata in Austria, era frequente trovare Krampus che “pascolavano spontaneamente” anche in centro da fine novembre fino a metà dicembre. In seguito ai grossi problemi di interazione con i turisti e gli studenti stranieri (vi lascio immaginare!), ora i Krampus spontanei si limitano ai quartieri residenziali non multietnici, spesso dopo aver concordato con una trattoria una visita agli ospiti: la loro sfilata finisce così per essere una breve passeggiata verso la trattoria o la birreria tradizionale designata.

Ecco i Krampus (con Nikolaus al seguito) che ci hanno visitato durante una cena di lavoro in una trattoria/osteria di Maxglan, quartiere ovest di Salisburgo, e che mi hanno punito per benino. Il responsabile della mia punizione è quello con la maschera rossa e la frusta ben visibile: Krampus und NikolausKrampusböser Krampus

Oppure pascolano ancora, ma sono soggetti a diverse regole e restrizioni. Vi spiego.

Le polemiche, negli anni scorsi, sono state numerose: si va dagli eccessi di violenza allo stato di ebbrezza (con eccesso di violenza o incidenti) fino all’interpretazione troppo moderna del Krampus, con utilizzo di vestiario da metallaro o dark (= goth) al posto del costume tradizionale. Per questo, diverse associazioni nonché le autorità hanno dovuto intervenire, mettendo dei paletti e delle regole comportamentali e di dress code.

Der Pass, un gruppo di Krampus o Percht, ma anche una terribile traduzione

Un gruppo di Krampus, Percht o Schnalzer (altra tradizione delle zone attorno all’Untersberg) si chiama Pass.

Questo mi fa venire in mente un recente caso di pessima traduzione che mi ha trasformato in Krampus senza nemmeno bisogno di mettermi un costume. Sì, sono brutta quando mi arrabbio. (battutone che vi ho messo su un vassoio di oro con decorazioni di Swarowski…)

Una nuova serie Sky austro-tedesca porta il nome di Der Pass. Il titolo è un triplice gioco di parole: ci si riferisce al gruppo di Krampus, al passo di montagna e pure al documento valido per l’espatrio rinvenuto in tasca a *non spoilero, guardatevi la prima puntata*. I primi due significati sarebbero stati chiarissimi fin dal trailer a chiunque viva in zona.

La serie è stata mandata in onda in italiano con il titolo di… Pagan Peak. Orribile traduzione senz’ombra di dubbio. Un passo di montagna non è un picco, e i Krampus non possono essere categorizzati come pagani tout court (sono sincretici, e potrebbero addirittura essere cristiani o cattolici). A questo aggiungiamo il fatto che Pagan Peak è pur sempre un titolo in lingua straniera. Forse chi aveva potere decisionale ha pensato che la relativa somiglianza delle parole fra le due lingue fosse sufficiente, ma a questo punto tanto valeva lasciarlo in tedesco, dato che comunque Pass = passo equivarrebbe a Pagan = pagano e (sob!) Peak = picco, no?

Non critico il fatto che non sia stato salvaguardato il gioco di parole, perché oggettivamente parliamo di un’impresa alquanto difficile, se non impossibile.

Mi auguro che la pessima traduzione sia una pessima traduzione in inglese successivamente imposta anche a Sky Italia, e non l’ennesimo caso di traduttore non competente selezionato per raccomandazioni o per le sue tariffe da fame.

Ok, in realtà ci sarebbe comunque un pessimo lavoro dietro, ma generalmente la combinazione linguistica tedesco-inglese non soffre per le tariffe da fame, che io sappia.

Frustate di Krampus a tutti, insomma! Tanto se sono sopravvissuta io sopravviveranno anche i responsabili.

Tutto qua?

Ci sarebbero tantissimi altri aspetti da menzionare: dettagli e particolari in più, la storia della Perchta oppure i tanti miti legati all’Untersberg. Di questi ultimi ho parlato in uno dei miei libri, se vi interessa. Ne parlerò volentieri anche in futuro, oppure ne parliamo durante i miei corsi di tedesco o le mie consulenze interculturali per chi si trasferisce o lavora in Austria.

Per oggi, però, è tutto qui. Mi raccomando, che il flame a tema Krampus sia con voi!

Fatemi sapere nei commenti cosa sapevate, oppure quale aspetto di queste tradizioni vi piace di più, oppure cosa vi interesserebbe approfondire.

La guerra dei meme – edizione tedesca (o quasi)

Come i tanti meme sul tedesco scritti da gente incompetente stanno solo mettendo confusione in testa alla gente

O meglio: come si risolve la questione posta da uno di questi stramaledettissimi meme

Sono più simpatica io o sono più simpatici i meme sul tedesco?

L’antefatto

Il web è pieno di meme, vignette e altri post di vario genere che vertono sul problema del tedesco come lingua difficilissima (infatti polacco, russo, cinese, giapponese e arabo sono facilissimi, no? *sarcasm off*).

Ora, chi di voi mi conosce sa che amo parlare e scrivere dell’argomento. Per chi se lo fosse perso, ecco un mio post di qualche tempo fa su “Il tedesco è difficile?” . Oppure una risposta scritta da me in tedesco su Quora in lingua tedesca, che è stata selezionata dalla redazione per la pubblicazione: in essa spiego come mai l’italiano è più difficile da imparare del tedesco, e come mai c’è un clima così pessimo fra gli studenti di tedesco.

Alla fine, ripeto sempre alcuni concetti piuttosto semplici:

  • il tedesco ha un inizio piuttosto impegnativo, ma questo inizio dura veramente poco. Passato quello, alla fine si tratta delle solite poche regole da applicare sempre;
  • chi impara il tedesco non lo fa per passatempo, ma lo fa per lavorare e/o per studiare. Serve quindi raggiungere un buon livello. Chi impara l’italiano lo fa al 99% a tempo perso, o comunque riesce a lavorare anche solo con l’inglese, quindi ha meno spinta, motivazione e disciplina;
  • noi italiani raramente critichiamo gli stranieri per il loro italiano: basta che si capisca! Un germanofono tende a criticare ogni santa virgola, e ad ascrivere semplici errori di battitura, impappinamenti o incomprensioni da basso volume del parlato/alto volume di macchinari all’ignoranza;
  • i materiali di tedesco e le occasioni per praticare tedesco gratis sono relativamente poche, specie rispetto all’inglese
  • gli anglofoni, la comunità linguistica più vasta del web e più potente, non fanno grammatica a scuola, quindi è dura spiegare loro cos’è un accusativo.
Il fatto (o il crimine. Fate voi)

Qualche giorno fa, mi è capitato sott’occhio l’ennesimo meme in cui l’ennesimo madrelingua inglese piagnucola sulla difficoltà del tedesco.

Nel meme c’era un errore vistoso. Nei commenti si è scatenata la fiera dell’incompetenza… fra l’altro, guidata da madrelingua tedeschi che sostenevano di insegnare tedesco… il che potrebbe spiegare molte cose! (sarcasmo o no?)

Mo vacca, se sei cattiva, Feli!

(Mo vacca è la versione modenese del romanesco ammazza aoh, o come si scrive)

Ma certo che sono cattiva! È ovvio che nessuno impara il tedesco se la maggior parte dei sedicenti insegnanti madrelingua (ammesso che lo fossero, eh!) è una massa di incompetenti.

"Però magari sono delle dolcissime persone 
che non vanno a dare degli incompetenti in giro alla gente"...
...seeeeh, adìo! (sempre modenese)

Vediamo, quindi, cosa è successo e perché sono così arrabbiata.

Non trovo il meme, e comunque non amo pubblicizzare quel che non condivido. Quindi provo a riportare più o meno cosa diceva:

Jemand hatte mir gesagt, dass Deutsch einfach wäre/ Jemand hatte mir gesagt, Deutsch wäre einfach.

Non mi ricordo quale delle due versioni fosse, e non sono sicura che fosse Jemand: forse era Muttersprachler, forse era altro.

Ora, i più bravi fra voi, cioè i miei studenti, si saranno già accorti che wäre non va bene.

EEEEEEH?

No, non va bene. A meno che non sia la protasi di un periodo ipotetico (la parte con il se o con il wenn o con l’if).

Vi prego, non vi spaventate! Prometto di fare la brava e di limitare i paroloni!

Il wäre qua è palesemente una traduzione dall’inglese fatta maldestramente: Somebody told me/had told me that German would be easy. Il modale inglese would funziona come il modo condizionale italiano, cioè indica una posteriorità ed un’incertezza : Qualcuno mi ha detto/aveva detto che il tedesco sarebbe stato difficile.

In tedesco come lo dico?

Il tedesco non ha le mille regole di uso dei tempi e dei modi di italiano ed inglese, e non ha la concordanza dei tempi ferrea e complessa dell’italiano. Quindi la questione è semplice. Vediamola insieme:

Jemand hatte mir gesagt, Deutsch sei einfach → Konjunktiv I → tipico del tedesco scritto di qualità, tipico di giornalisti o rapporti di polizia = implica distanza da quanto affermato, oppure indica che non parliamo di un fatto appurato, oppure indica che stiamo riportando una cosa detta tramite il discorso indiretto. Assomiglia quindi un po’ al nostro congiuntivo. Guai a voi, però, se pensate che Konjunktiv I e Konjunktiv II siano del tutto come il nostro congiuntivo! Vi sculaccio, anche se nel 2019 non si può più, e anche se insegno online e quindi ho delle difficoltà logistiche nel farlo!

Jemand hatte mir gesagt, Deutsch ist einfach.  → Questa forma usa un indicativo, ma, indovinate un po’, il 90% di chi parla tedesco lo dice così. Non lo scrive quasi mai, ma lo dice quasi sempre.

Non è come in italiano, dove alcune parole fanno scattare l’obbligo del congiuntivo: quando insegno italiano come seconda lingua o lingua straniera, vediamo per la prima volta il congiuntivo con le “parole introduttive” o “parole trigger” penso che, credo che

Inoltre, il grosso problema dei libri è che spesso fanno fatica a riportare la “lingua reale”.

Ovviamente, le versioni della subordinata con dass + verbo alla fine vanno benissimo, ma non le riporto per brevità.

Ma... davvero non posso trasporre il it would be easy/sarebbe stato facile?

Beh, sì, posso, più o meno.

Jemand hatte mir gesagt, dass Deutsch einfach sein wird (nessuna distanza, futuro semplice indicativo).

Jemand hatte mir gesagt, dass Deutsch einfach sein werde (Konjunktiv I futuro, mi distanzio da/metto in dubbio la cosa).

Scuriosando sulle mie grammatiche e su qualche forum, si ipotizzano altre forme, ma finché non son convinta, non mi butto.

Altra discussione: nella principale ci va il trapassato (Plusquamperkekt/Vorvergangenheit) o il Präteritum? 

È vero che il trapassato in tedesco si usa meno che in inglese, il quale a sua volta lo usa meno dell’italiano. Detto questo, non è che sia proibito usarlo. Dipende… dal contesto!

La frase preferita da traduttori e insegnanti di lingua. E io sono entrambe le cose!

Se dovessi consigliare cosa e come scrivere ad un esame: Jemand hatte/hat mir [vor vielen Jahren/Monaten / andere Zeitangabe] gesagt, Deutsch sei einfach (o altre versioni di questa frase), ist es aber nicht. La scelta sta a me: ho un contesto tale da giustificare il trapassato, con diversi piani temporali?

Es.: Jemand hatte mir vor langer Zeit gesagt, dass… . Dann habe ich etwas Anderes gehört…

Jemand hatte mir gesagt, Deutsch sei einfach. Nach vielen Jahren bin ich darauf gekommen, dass es eigentlich nicht so ist. (racconto tutto al passato)

Ricordiamoci: l’italiano è la lingua che usa di più i trapassati (ne abbiamo ben due all’indicativo, olé). Il tedesco ne ha uno e lo usa molto di meno. L’inglese lo usa ancora di meno (e ha regole molto ferree sull’uso dei tempi e dei modi che il tedesco non ha).

Conclusione: cose che in inglese non si possono fare, e che in italiano non si possono assolutamente fare, sono permesse in tedesco

Ah, niente, la conclusione è poi tutta qua. Ho già scritto abbastanza!

Quando McDonald’s porta alla luce problemi interculturali fra Austria e Italia.

Un classico esempio di problemi interculturali che fanno notizia in questi giorni grazie a McDonald’s, dall’Austria, e – in parte – dal Ministro degli Interni italiano Matteo Salvini.

Sommario:

  • L’accaduto
  • L’escalation, ovvero: Salvini riesce ad aver torto e ragione in un post solo
  • I problemi interculturali dal lato italiano
  • All’estero non siamo riusciti a spiegare quanto è terribile la mafia
  • Riflessioni e conclusioni
    • Cosa devono fare gli italiani
    • E “gli altri”?
    • Politiche aziendali da rivedere: la comunicazione internazionale ed interculturale è importantissima!

Una versione in tedesco mirata soprattutto ad austriaci e tedeschi / eine deutschsprachige Version für ÖsterreicherInnen und Deutsche: LINK

L’accaduto

McDonald’s Austria ha recentemente lanciato una pubblicità che si basa su un gioco di parole fra la parola tedesca mampfen (sbafare, abbuffarsi di gusto) e la parola italiana (peraltro importata in tedesco) mafioso. La pubblicità è quella dell’Italian Summer di McDonald’s Österreich:

La pubblicità di McDonald's Austria/Österreich per la linea Italian Summer
Io mi sono auto-convinta che null problemo sia bulgaro e non un tentativo di mischiare l’italiano al tedesco. L’importante è crederci.

Si tratta di una linea di panini e stuzzichini ispirati alla Penisola sia negli ingredienti, sia nei nomi. Sarà disponibile quest’estate.

Collegandomi a Facebook all’ora di pranzo, ho trovato la home invasa da post sull’argomento “Salvini vs. McDonald’s Austria”. Ohibò, mi son detta. Problemi interculturali fra Italia e Austria… Super-Feli, cioè A-Typical Italian a rapporto!

[Fortuna che dovevo solo scaldarmi le patate e frullarmi proteine, frutta e verdura, con buona pace dei miei vicini che pensano che io mi cucini sempre e solo kg di pasta e pizza. ]

In realtà, il problema era già stato sollevato qualche giorno fa, in seguito alle proteste indignate di un ragazzo siciliano che lavora in Austria e che aveva ricevuto un messaggio promozionale che citava proprio questa pubblicità.

Il problema era noto già da giorni e la notizia girava già su quotidiani e periodici online.
https://www.open.online/2019/07/13/hey-mafioso-prova-il-nostro-nuovo-panino-il-messaggio-che-imbarazza-mcdonalds-la-replica-scusateci-e-un-errore/

Il ragazzo ha sicuramente ragione, anche se sembra che la sua reazione sia stata aggravata da un’incomprensione: a quanto pare, ha pensato che fosse una targetizzazione  (= targeting) audace, una pubblicità mirata… ma mirata male, insomma.

Il ragazzo siciliano pensava che il messaggio fosse personalizzato.
Il riferimento alla discriminazione fa capire che il ragazzo pensava ad una targetizzazione, e sottolinea quanto l’idea del marketing di McDonald’s Austria sia stata pessima.

La notizia mi era arrivata dalla pagina umoristica La Traduzione di Merda:

Pagina che fa ironia sulle traduzioni malfatte o malriuscite. Beh, in realtà delle volte si tirano pure cancheri…

Ho provato a vedere se incontravo la pubblicità incriminata qui fra Salisburgo e Wals. Si vede, però, che McDonald’s sa che non deve mettere cose che mi fanno arrabbiare sui miei percorsi abituali.

Scherzo. Non so come mai non ne ho vista neanche una. I casi della vita…

L’escalation, ovvero: Salvini riesce ad aver torto e ragione in un post solo

La pagina di "Der Standard" con l'articolo e la discussione a tema.
La pagina di “Der Standard” con l’articolo e la discussione a tema.

Coerente con il piano editoriale della sua presenza social, Matteo Salvini non si fa sfuggire un post che parla di McDonald’s. Non sarà una sagra, non sarà la Nutella – orgoglio nazional-globale – ma sempre cibo è. Ovviamente riesce a sbagliare il paese di riferimento. Lieber Matthäus, è l’Austria, non la Germania. Non è che perché uno è ministro degli interni può pasticciare se si parla di affari esteri, eh!

Detto questo, per una volta Salvini ha ragione.

Ebbene sì. L’ho scritto.

Una buona parte degli italiani all’estero è schifata dalla mafia. Pertanto, il continuo uso di nomi a tema nella gastronomia o in altri settori risulta fastidioso, se non addirittura offensivo. Le comunità degli italiani all’estero non la pensano tutte alla stessa maniera: c’è chi tollera questi riferimenti per non avere troppe discussioni accese con gli abitanti dei paesi che ci ospitano, c’è chi non li tollera per niente, e c’è chi li tollera perché ha la coscienza sporca.

Inutile girare attorno alle cose. La verità nuda e cruda su lingue straniere, traduzione e interculturalità la trovate solo da me.

Tempo fa, girava pure una petizione per far rimuovere nomi di locali e piatti ispirati alla mafia, ma temo che sia finita nel dimenticatoio.

I problemi interculturali dal lato italiano

  • Ce la faremo ad insegnare alle italiane e agli italiani che Germania ≠ Austria ≠ Svizzera germanofona? Raggiunto questo obiettivo, ci occuperemo di parlare di Sudtirolo, Liechtenstein, Lussemburgo e minoranza germanofona in Belgio. Ai più bravi parleremo pure della Namibia.
  • Ce la faremo a comunicare all’estero in maniera dignitosa e cortese che i nomi a tema mafia e la romanticizzazione della mafia non sono cose ben accette?

Passiamo ora al problema interculturale che si presenta dall’altro lato della barricata.

All’estero non siamo riusciti a spiegare quanto è terribile la mafia

Ho usato come fonte austriaca lo Standard, che è uno dei giornali che seguo di più, e che vorrebbe essere quello più “di sinistra” senza essere comunista o socialista.

https://www.derstandard.at/story/2000106539334/salvini-protestierte-auf-twitter-gegen-oesterreich-werbung-von-mcdonalds

È preoccupante vedere come fra gente che si colloca in uno spettro politico compreso fra un centro liberale, pro-welfare e pro UE ed una sinistra socialdemocratica la gravità dell’accaduto non venga compresa. Ci si focalizza sull’attacco a Salvini e basta.

E non è tutto. Vi mostro alcuni commenti che riassumerò o tradurrò commentandoli.

Questo utente cerca di capire dove sta scritto nella pubblicità che gli italiani sono tutti mafiosi.
Un commento che mostra che alcuni non hanno capito molto della faccenda

Questo utente dice una cosa “in parte giusta”: la pubblicità non afferma che tutti gli italiani sono mafiosi. Non capisce però che la pubblicità rimane grave per l’uso alla leggera del termine “mafioso”, come se fosse una cosa da niente, e per l’ennesima associazione Italia-mafia. L’iniziativa di McDonald’s si chiama pur sempre “Italian summer”… un po’ il dubbio può venire, eh!

Questo utente, invece, ha capito da dove nasce il problema.

Questo utente fortunatamente ha capito il problema. In Austria il concetto che la mafia è pericolosa non è così chiaro: essendo la mafia ritenuta all’estero una specie di fenomeno folcloristico, molti la considerano come gli spaghetti, la pizza, la Vespa, ecc. L’utente che ho screenshottato, in particolare, dice che l’impatto della mafia viene minimizzato nelle rappresentazioni più comuni e nelle cronache che circolano in Austria.

Farage e i suoi discorsi equilibrati e dai toni pacati.

Qui abbiamo un utente che fa un’osservazione intelligente. Il politico britannico pro-Brexit Farage, in uno dei suoi attacchi all’UE, disse che l’Unione si comporta come la mafia. A quanto pare, l’offesa fu accettata senza batter ciglio da tutti tranne che da “un parlamentare italiano” (presumo più di uno, ma l’utente parla di uno solo. Non trovo riscontri sulle reazioni italiane).


«“In Germania” si basa ugualmente su un pregiudizio», osserva correttamente questo utente.

«“In Germania” si basa ugualmente su un pregiudizio», osserva correttamente questo utente.

Finalmente qualcuno centra in pieno il punto.

Finalmente, alcuni utenti capiscono il problema. Uno propone di riflettere su cosa si farebbe se McDonald’s Italia facesse una pubblicità con un riferimento al mostro di Amstetten, Fritzl, e un altro ribatte che sarebbe più appropriato un gioco di parole con il nome di Strache (che, però, – piaccia o meno – non ha ucciso nessuno, che io sappia…)

Secondo commento azzeccato, anzi, il migliore.

Questo commento è corretto, va dritto al punto, ed infatti uno dei voti a favore è mio (notare i soli + 3). L’utente invita a pensare a come reagirebbe l’Austria se McDonald’s negli USA facesse una “settimana austriaca” e concepisse una pubblicità con un signore in costume tipico, una spilla con una svastica e lo slogan “nazilicious!” (nazi + delicious). Davvero ottimo questo commento. Davvero pessima la maggioranza di voti a sfavore (o di downvote, se vi piace l’italiese).

Diversi altri commenti preferiscono concentrarsi sul fatto che Salvini ha detto che la pubblicità farebbe passare il concetto di “italiani tutti mafiosi” o sulle critiche a Salvini in quanto tale e alla destra. Tutti commenti pieni di voti a favore. Per esempio, questo (che, peraltro, pensa ancora che le mafie facciano affari solo con una parte politica, cosa che non è vera):

Riflessioni e conclusioni

Non è facile parlare di questi temi. Non è facile comunicare fra culture. Wow, che riflessione profonda, direte voi. E invece… spesso è necessario partire proprio dall’acqua calda, perché, come abbiamo visto, le difficoltà sono sia da parte degli italiani, sia da parte degli “altri”.

Cosa devono fare gli italiani

Come dicevo sopra, il problema parte anche e spesso dagli italiani stessi, che all’estero non si fanno problemi ad usare nomi per locali e piatti ispirati alla mafia, o che non criticano l’uso di questi nomi da parte degli autoctoni. Per quanto riguarda l’Italia, mi hanno riferito che ci sono italiani che vendono gadget a tema in Sicilia, ma non ho mai potuto verificare se sia vero. Scrivetemi pure nei commenti se avete qualche segnalazione da fare.

E “gli altri”?

Alcuni capiscono perfettamente cos’è la mafia. Alcuni riescono pure a tracciare un parallelo corretto e comprensibile nella loro cultura. Molti altri si lasciano distrarre dal colore (politico o altro) di chi si lamenta. Moltissimi fanno fatica a comprendere il punto.

La curiosità ci sarebbe pure, ma di interventi italiani in inglese o tedesco decenti se ne leggono pochi, temo. Io, tempo fa, avevo scritto due risposte su Quora in inglese, per esempio, ma non ho ricevuto tanti voti a favore (upvotes):

https://www.quora.com/How-active-is-the-Italian-Mafia-these-days-in-Italy/answer/Felicita-Ratti

https://www.quora.com/What-two-places-does-the-Italian-mafia-have-the-most-influence/answer/Felicita-Ratti

Politiche aziendali da rivedere: la comunicazione internazionale ed interculturale è importantissima!

In questi casi, il problema è quello di cui ci lamentiamo in tanti. Quando si tratta di comunicare in una lingua straniera o addirittura di creare e comunicare in una lingua straniera e/o interculturalmente, perfino le imprese di successo si disinteressano della cosa oppure vanno al risparmio. McDonald’s secondo voi non ha i soldi per pagare insegnanti di lingua, traduttori/traduttrici e consulenti interculturali professionisti e di qualità? Ma certo che ce li ha.

 Il problema è che molti pensano che chi ha fatto 5 anni di lingua straniera a scuola sia sufficientemente bravo e competente, che eventualmente si migliora con l’app e che per tradurre basta Google Translate. Insomma, le “cugginate” non sono una cosa solo italiana.

È chiaro che per un gruppo di gente che per hobby organizza una sagra della porchetta e ne gestisce il sito possono andare benissimo l’amico che ha fatto l’ITC a indirizzo commercio estero, l’app per ripassare e GT per tradurre.

(Comunque, anche in questo caso, io un investimentino lo farei, visto che le sagre ben organizzate tirano ancora e potrebbero piacere anche ai turisti. Per dire: inglesi, austriaci e tedeschi con un buon livello di istruzione o con un po’ di soldi da parte ci vengono eccome, se capiscono cos’è, dov’è e quanto costano cibo e bevande.)

Ma McDonald’s?

Insegnando e traducendo da decenni lo so: anche le grandi ditte fanno errori strategici grossi, tipo pensare che con 10 lezioni di italiano in condizioni di stress si possano mandare i propri dipendenti a vivere in Italia, o che i propri diplomati possano tradurre in tutte le direzioni possibili, e che la vicinanza geografica e qualche scambio culturale o vacanzieri siano sufficienti per capirci.

McDonald’s si merita decisamente le polemiche. A conti fatti, non gliene fregherà assolutamente niente, visto che – a quanto pare – verrà boicottato sì e no da alcuni degli italiani in Austria e basta. Tuttavia mi chiedo: ma vogliamo veramente far fare di queste figure barbine al nostro marchio? Vorreste far fare una figura del genere al vostro marchio?

E se non avete un “marchio”: quanto può danneggiarvi nella vita privata e/o negli affari un errore del genere?

Riflettete, riflettiamoci.

Mi sono scappati errori di battitura o editing? Il sito non si carica bene? Sto ristrutturando blog e sito, e vi sarò grata se mi segnalate cosa non va! Grazie!

Ghiaccio, neve e fenomeni invernali: una piccola guida per orientarsi in italiano standard, tedesco ed inglese. [slideshow]

Ghiaccio e neve… il 14 febbraio?

Nonostante qui nel quartiere di Glansiedlung (fra Salisburgo, Wals e Grödig) ci sia da ieri “odore di primavera”, meteorologicamente e pure astronomicamente siamo ancora in inverno. Infatti, mi è capitato parecchie volte di trovare la mattina una coltre bianca a tradimento perfino a marzo od aprile, a prescindere dal meteo delle settimane precedenti: ricordo con, ahem, dispiacere il 2 aprile 2013 qui in Austria – n.b., non siamo sulle Alpi, dove nevica pure a maggio e in agosto – e pure una nevicata con annessa gelata e danni ai frutteti in aprile a Modena negli anni Novanta. Magari qualcuno saprà aiutarmi e mi permetterà di ricostruire la data precisa.

Come mai tutta questa tiritera?

Beh, per presentarvi la mia mini-serie di immagini/carte/card/Karten con le principali definizioni dei fenomeni tipici dell’inverno, ecco perché!

Termini di non facile comprensione

Questa serie di immagini nasce dalla constatazione del grande numero di parole in lingua standard offerte dal tedesco per descrivere “gelate”, nevicate ed altre complicazioni della stagione invernale: vi sono fra questi termini quelli che descrivono manifestazioni atmosferiche, ma vi sono anche fenomeni causati più dall’impronta dell’uomo.

Ho anche pensato al lato multiculturale ed interculturale della cosa: soprattutto fra i madrelingua italiani ed inglesi, vi sono parecchie persone che non necessariamente hanno dimestichezza con questi termini a causa della mancata familiarità con i fenomeni stessi. Ho avuto recentemente diversi studenti italofoni di tedesco e anglofoni di italiano che mi hanno fatto notare questa cosa.

Lo stesso problema può presentarsi durante la gestione di un progetto di traduzione: basta un project manager o un correttore di bozze o un curatore/editor con un retroterra diverso, ed ecco che occorre creare un punto di partenza comune per capirsi (e per accordarsi sulla terminologia da adottare).

Certo, nella mia madrelingua, l’italiano, conosco tante altre parole oltre a quelle elencate qua, e alla stessa maniera il tedesco e l’inglese non si esauriscono qui, ma andrei poi a citare varianti regionali, semi-dialettali e pure dialettali tout court. Il tedesco standard va, in questo campo, a battere pure l’inglese quanto a ricchezza. Spero così di aver accontentato l’utente Quora tedesco che ha commentato una mia risposta dichiarandosi “irritato” dalla stima sul lessico inglese: ecco che finalmente il tedesco batte l’inglese!    😉 Scusate, ma non resisto alla tentazione di fare una battuta!

Torniamo alle cose serie: ecco la slideshow… pardon, ecco le diapositive digitali già montate!

Cominciamo! Let’s go! Es geht los!

Glätte – Si scivola! – Slippery!
Glatteis | Vetrone | Black ice
Schneeglätte | Neve pressata | Pressed snow

Come spiego anche nelle immagini, non ho messo ogni singolo termine conosciuto (ce ne sono altri), e ho evitato gli usi eccessivamente impropri o eccessivamente specialistici (che avrebbero reso il lavoro di riassunto e di pseudo-grafica praticamente eterno).

Per chi volesse scaricare le immagini, consiglio di andare al post su Facebook (e magari lasciatemi un “mi piace”, commentate, fate conoscere la pagina… 🙂 ): http://bit.ly/2N6MfgZ. Tutto gratis, nessun trucco, nessuna trappola (ma è tutto firmato dalla sottoscritta).

Le fonti della mia ricerca? Ricerca applicata sul campo, cioè la vita a Modena, a Wals/Salisburgo e i periodi semi-nomadi in Germania e Gran Bretagna, nonché una ragionata consultazione analitica-comparata di Wikipedia nelle tre lingue ed infine questa risposta data su Quora inglese: What is the difference between sleet, snow, hail, and freezing rain? by Sonnet Fitzgerald

Fatemi sapere cosa ne pensate!

P.S. prossimamente il blog cambierà server, e potrebbero cambiare diverse cose, fra cui l’aspetto grafico!

Perdincibacco*, le copertine tedesche!

* Questa per i Romani sarebbe stata una bestemmia! 🙂
Attenzione: post ad alto tasso di vitriolo oltre che di sarcasmo!

Come se traduttori/traduttrici, insegnanti di lingua e tutto l’universo di professionisti che lavora nella comunicazione in un contesto interculturale non venissero già abbastanza insultati dalla miriade di a) improvvisati, b) marchettari che si inventano miti pur di lanciare pseudo-corsi e app mediante ripetitivi copywriting o tristissime tattiche da PNL, nonché c) informatici e programmatori che si credono linguisti perché hanno lavorato a programmi per la traduzione automatica o assistita o ad app per imparare le lingue…

… l’ennesimo schiaffo a queste categorie arriva da una rivista edita da una casa editrice berlinese. La casa editrice in questione sembra anche volersi porre sul mercato come un attore di valore, a giudicare dalle parole usate nel presentarsi, che traduco e cito: “numerose pubblicazioni di alta qualità”. Ora, io ci voglio anche credere, ma se poi se ne escono con:

Imprecazione blasfema su rivista tedesca
Perbacco, porcapaletta, poffarbacco, un omicidio. Vittima la professionalità di migliaia di traduttori, insegnanti, mediatori interculturali italiani, alcuni dei quali magari fanno la fame a Berlino… 

… beh, qualche dubbio mi viene!

Siamo tutti umani: io stessa ho pubblicato libri nei quali, a distanza di anni, trovo errori di battitura o editing lasciati a metà nonostante alcune opere siano state curate e controllate da almeno 5-6 persone. La legge di Murphy, inoltre, enuncia che in questo stesso testo ci saranno almeno 5-6 refusi o editing lasciati a metà.

Qui, però, il sospetto è che le cose siano andate in maniera diversa: secondo me, si sono affidati all’amico o allo stagiaire o alla risorsa interna a vario titolo che aveva dichiarato, che so, di aver fatto l’Erasmus in Italia, o di avere clienti/amici nel Bel Paese. Il/la responsabile ha sentito usare il madonnone come intercalare e ha pensato che fosse un’espressione tipo ach o zum Donnerwetter

Immagino la conversazione nell’ufficio berlinese (o su Skype):  “Il mio amico Lorenzo di Livorno tutte le volte che c’è coda o che si fa male dice ***… il mio italiano è sssstrabiliante! Fa un sacco madrelingua!” e… bam! Bestemmione in prima pagina. Mi astengo dal condire la scenetta con intercalari tedeschi, in quanto gli intercalari salisburghesi, che utilizzo regolarmente, in bocca ad un berlinese suonerebbero come un intercalare barese in bocca ad un pavese.

Immagino anche che una buona parte della responsabilità sia da ricondurre al marchètting… ahem, marketing di molti “colleghi” del settore linguistico, per i quali grammatica e traduzione sono sempre vietate perché bloccano il discente che, invece, deve interiorizzare la nuova lingua. Sono io contraria all’incentrare una lezione di lingua straniera sulla conversazione più che su teorie e spiegazioni? Ovviamente no, anzi, sono nota per far parlare da subito gli studenti! Sono contraria a bandire totalmente dalle lezioni quelle basi di grammatica e quelle traduzioni o spiegazioni interculturali necessarie a far capire allo studente a fine lezione cosa ha fatto per tre quarti d’ora o un’ora e mezzo con me? Sì, perché… beh, poi escono cose come quelle sopra (o come le mitiche traduzioni automatiche).

La cosa più buffa? Una bestemmia è punibile con una multa in Italia ed Austria, e con della galera (il reato è “blasfemia”) in Germania.

Io sono assolutamente contraria alle leggi anti-blasfemia; tuttavia, sinceramente, settori quali editoria e giornalismo sono ormai pieni zeppi di improvvisati e infestati da stipendi e tariffe da fame che, forse, una bella punizione esemplare per ricordare che chi risparmia sulla qualità paga poi in altro modo male non farebbe.

Questo senza neanche menzionare il fatto che io non mi sognerei mai di scrivere una cosa del genere su una copertina – e io non sono credente, per intenderci -. A meno che non sia una pubblicazione, che so, di humor nero, o per militanti anticlericali… insomma, una produzione a diffusione ben mirata e limitata.

Mi rimane un ultimo sospetto, dalle tonalità decisamente andreottiane: che costoro sapessero benissimo cosa stavano scrivendo e abbiano contato sulla puntuale reazione mediatica di noi italiani, famosi per far schizzare in alto le statistiche di ogni sito web o pagina di social media anglosassone o germanica che osi cucinare male roba italiana.

Voi che dite?

p.s. Se vi incuriosisce il tema “imprecazioni e traduzioni”, qui una mia risposta su Quora in lingua italiana: https://it.quora.com/Come-si-traducono-in-italiano-vecchi-modi-di-dire-americani-come-gee-wiz-o-holy-mackerel/answer/Felicita-Ratti 

p.p.s. nelle prossime settimane il blog verrà trasferito su un altro server, e pertanto potrebbe non essere disponibile per qualche giorno, ma torno!

 

 

 

Ferragosto – Was ist das?

Englische Version – versione inglese

Wenn Sie mal im August in Italien waren, oder wenn Sie italienische Kunden oder Lieferanten haben, oder wenn Sie in der touristischen Branche tätig sind und was mit Italien/ItalienerInnen/dem italienischen Markt zu tun haben, oder wenn Sie Italienisch lernen…

… dann haben Sie mal bestimmt von Ferragosto gehört!

Ferragosto ist der italienische Name für den Feiertag am 15. August. Obwohl die aktuelle Grundlage für den Feiertag christlich/katholisch ist (Mariä Himmelfahrt), ist der Ursprung eigentlich „heidnisch“, oder zumindest weltlich (bzw. Feriae Augusti, Festtag des Augustus).

Dieser Tag war früher der Höhepunkt der Sommersaison. Sogar jene, die sich nicht gerade im Urlaub befinden, planen für den heutigen Tag was Besonderes, wie z.B. una grigliata (eine Grillparty), una gita (einen Ausflug), oder einfach etwas, um den Tag zu genießen.

Städte und Dörfer veranstalten oft was Besonderes: Feste, Ausstellungen, Märkte…

ItalienerInnen gingen traditionell massenweise im August auf Urlaub, weil Fabriken in der ehemaligen industriellen Macht (potenza industriale) Italien früher komplett wochenlang schlossen. Weiterhin arbeiten wurde für sinnlos gehalten, da die meisten Kunden und Lieferanten ebenfalls zu hatten, und ebenfalls sinnlos schien das Trennen von Familien (ein Teil im Urlaub, ein Teil in der Arbeit) zu sein.

Da die Gesellschaft am Wandel ist, kann man heute trotzdem ein paar Leute finden, die arbeiten (man kann dann in den Urlaub fahren/fliegen, wenn alles etwas günstiger und weniger überfüllt ist), oder die zuhause ohne Pläne geblieben sind (z.B. sie finden Brauchtum langweilig, oder können sich nichts Anderes leisten).

https://www.instagram.com/p/BmgAxl_hiN_/

Ferragosto – what is that?

(German version – versione tedesca)

If you have ever been to Italy in August, or if you have Italian customers or suppliers, or if you work in tourism and have something to do with Italy/Italians/the Italian market, or if you are learning Italian…

… you might have heard about Ferragosto!

Ferragosto is the Italian name for the bank holiday on the 15th August. Although the current reason for the day being a holiday is Christian/Catholic (the Assumption of Mary), the roots of this public holiday are “Pagan”, or at least secular (Feriae Augusti, festival of Emperor August).

The day used to mark the culmination of the summer holiday season. Even Italians who are not on holiday usually plan something like una grigliata (a grill party), una gita (a trip), or anything else to enjoy the day.

Cities, towns, and villages still organize several things to do – feasts, fairs, markets…

Italians traditionally went on holiday en masse in August because most factories in former “industrial power” (potenza industriale, major industrial country per output and major industrialised country) Italy used to close for weeks. It made no sense to work if customers and suppliers were closed, and it made no sense to have families split – some members on holiday, some others at work.

Since things are changing, you might now find a few people at work (willing to go on holiday when things are cheaper and places are not as overcrowded), and many people still at home with no plans whatsoever (bored by traditions, or unable to afford anything else).

https://www.instagram.com/p/BmgAxl_hiN_/

Il tedesco è difficile?

È davvero difficile imparare il tedesco? Perché è difficile? Perché è facile? I perché ed i percome più gettonati.

Avviso: si fa uso di ironia, sarcasmo e qualche espressione colloquiale! Procedete a vostro rischio e pericolo!

È una delle domande più gettonate fra chi è disoccupato, chi cerca un impiego “migliore”, chi bazzica per pagine e forum dedicati alle lingue o ai viaggi, e pure sul social dedicati al sapere, come Quora (disponibile in inglese, ma anche in italiano e tedesco.)

Chi è disoccupato o cerca un lavoro migliore si pone spesso la domanda se imparare il tedesco o no. Sa che il tedesco è una lingua parlata da moltissimi cittadini europei, non solo nel senso di “cittadini dell’Unione Europea”, ma anche dello Spazio economico europeo (il Liechtenstein esiste!) e la Svizzera (paese nel quale il tedesco è più che fondamentale per accedere alle carriere migliori. Sa che il tedesco è la lingua di diverse zone dell’Italia (Alto Adige, ovvero Sudtirolo, in prima linea, e diverse altre aree), di due importanti partner commerciali dell’Italia, e la lingua di tanti turisti che viaggiano e spendono, nel nostro paese ma anche altrove. Esageriamo, dai: mettiamoci anche la Namibia, paese nel quale non è forse la lingua maggioritaria, ma è comunque diffuso.

Per chi ama i numeri: per l’Eurobarometro 2005, risultava in quell’anno nella sola Unione Europea un 18% di cittadini la cui madrelingua era il tedesco. Per l’Eurobarometro 2012, i madrelingua tedeschi dell’UE rappresentavano, invece, il 16%. In entrambi i casi, il tedesco si piazzava come prima lingua per diffusione nell’UE. Questo grazie non solo a Germania, Austria e Italia, ma anche grazie a Lussemburgo, Belgio, e tante altre parti d’Europa.

Insomma, l’interesse per il tedesco esiste. Anche la grandissima comunità di chi parla inglese, gli anglofoni, è interessata ad imparare la lingua parlata in paesi considerati prosperi e puliti.

Con l’interesse, sorge la domanda: il tedesco si impara? È difficile?

Affidandosi all’amico Google, o a qualsiasi altro motore di ricerca su internet o alla funzione di ricerca sui social, appare un panorama catastrofale e catastrofico. Ci sono dei validi motivi per questo, ma cerchiamo di mantenere la calma e vediamo di capire che bestia è il tedesco e come domarla.

Libri di tedesco, grammatica tedesca
I libri di tedesco che consiglio ai miei studenti, e che uso pure io perché non si smette mai di imparare!

Il mitico confronto con l’inglese come “altra” lingua straniera

La storia del rapporto degli italiani con le lingue straniere è un po’ buffa. Possiamo giustificare questa affermazione in tanti modi, ma qui mi limito a citarne uno.

Permettetemi un aneddoto che mi ricorda il caso del tedesco e dell’inglese. Se siete di fretta, potete anche saltarlo – occuperà il prossimo paragrafo –, se no leggetelo, perché aiuta.

Mi ricordo che “ai miei tempi” (prima media, settembre 1993) molti sceglievano di mandare i propri figli “somari” (sì, all’epoca era normale esprimersi così!) in sezioni scolastiche con la lingua francese, considerata più facile delle altre disponibili (a Modena, l’inglese ed il tedesco). Sicuramente il francese è affrontabile per un italiano (grammatica simile, lessico simile), ma non lo si può considerare una lingua “facile” di per sé (grammatica complessa, ortografia… beh, chi lo parla bene, lo sa.)

Ora, l’inglese a livello principianti è… facile. OK, la pronuncia sicuramente non è facile per gli italiani, ma effettivamente si può cominciare a parlare e farsi capire in poco tempo. Già potremmo avere qualcosa da dire sul capire i madrelingua… nonostante la mia media in inglese dell’A alle medie e dell’8 o 9 al liceo, penso di averci messo 5 anni per cominciare a capirli!

Chi però l’inglese poi lo ha imparato bene e a livelli avanzati/simil-madrelingua sa che con il livello intermedio l’inglese smette di essere così facile. Lessico veramente esteso, eccezioni, irregolarità.

Ecco, il tedesco è un po’ l’incontrario. Il tedesco richiede di portar pazienza all’inizio. Ha una sua struttura della frase e del periodo molto rigida – rispetto a quella italiana, s’intende –, pochi vocaboli in comune con l’italiano, specie nella sua varietà “di Germania”, ma poi di fatto non ha grosse sorprese finito il livello A – sempre per un madrelingua italiano, eh! –.

È ovvio che, come per le persone, anche con le esperienze la prima impressione spesso tende a fossilizzarsi. E le settimane in cui ci si deve abituare al “verbo sempre al secondo posto nella frase principale, sempre in fondo nella subordinata”, ai pronomi e alla negazione che vanno dopo il verbo, ai numeri (oh, sì, i numeri li odio ancora oggi che li so) detti alla rovescia… di sicuro sono un po’ “stressanti”. Ma le prime impressioni possono essere ingannevoli: quelli che sono dei romanticoni come me penseranno subito a Elizabeth e Mr. Darcy di Orgoglio e Pregiudizio. Ecco, vi auguro che il tedesco sia il vostro Mr. Darcy linguistico, e di superare la prima impressione e ribaltarla.

(Non vi posso promettere che il tedesco vi possa risultare così romantico e bello come il personaggio originale, specie se prendiamo ad esempio l’interpretazione del 1995 di Colin Firth, ecco… ma se dovesse essere così… buon per voi! 😉 )

Meglio Darcy, Colin Firth o il tedesco?
Quando il tedesco diventa bello quanto il Darcy interpretato da Colin Firth nel 1995, siamo a buon punto!

A chi arriverà a padroneggiare sia inglese, sia tedesco spetterà il responso sul “più o meno facile”. Ci troveremo così con tanti responsi diversi!

Sopportate l’inizio, e sarà tutto in discesa

Corollario del paragrafo precedente: portate pazienza all’inizio, e dal livello B in poi sarà tutto meglio. Forse è per questo che il concetto in tedesco si esprime con un vero e proprio proverbio, aller Anfang ist schwer? Dite che si siano ispirati alla loro lingua?

(No, ovviamente non è per quello, però permettetemi l’artificio retorico e la battuta di bassissimo livello).

(Traduzione: “Gli inizi sono sempre difficili”).

Internet parla inglese, ovvero: come la vedono “loro”?

Dicevo, poco sopra, che navigare per informarsi sul tedesco espone spesso a contenuti dai toni catastrofisti. Va detto che una buona parte di questi contenuti viene da persone di madrelingua inglese.

Ora, nei paesi di madrelingua inglese, non viene insegnata la grammatica a scuola come veniva insegnata a noi, perlomeno ai miei tempi (1988-2001). È evidente che sia piuttosto difficile spiegare la declinazione o parlare di principali e subordinate se non si sono fatte analisi grammaticale, logica e sintattica.

A proposito: voi ve le ricordate queste cose? Andate subito a comperarvi una grammatica completa di italiano, di quelle per madrelingua, e ripassate (o imparate) queste cose! Senza di esse, è impossibile diventare parlanti della lingua tedesca capaci di esprimersi in modo autonomo. Si può arrivare, usando metodi comunicativi e intuitivi, fino ad un certo punto, ma non oltre.

Aggiungo anche che in inglese non esiste il problema del genere per articoli e sostantivi (noi, invece, ce lo abbiamo, e ci aggiungiamo la regola della lettera iniziale). Per loro, è una cosa davvero tremenda: troppe novità tutte in una volta, pochi strumenti per affrontarle, tanti tedeschi e austriaci disposti a parlare con loro in inglese (per esercitarlo, magari!)

Esposizione alla lingua

Basta avere qualche hobby ed una connessione internet, e saremo subito tentati di provare a cercare di leggere qualcosa in inglese, o di vedere un video in inglese. Basta accendere la radio, e sentirò canzoni in inglese. TV, cinema, servizi streaming… ore e ore di programmi la cui lingua originale è l’inglese.

Possiamo dire lo stesso del tedesco?

Per dire, anche gli artisti migliori tedeschi cantano in inglese, alla fin fine…

Musica tedesca, power metal, speed metal, progressive metal
I gusti sono gusti, ma oggettivamente i Blind Guardian sono un gruppo molto completo e poco ripetitivo. E cantano in inglese come la maggior parte dei loro colleghi.

A che livello voglio arrivare? A cosa mi serve la lingua tedesca?

Molte persone imparano una lingua straniera per semplice hobby nel tempo libero, o per interesse e passione, o per viaggiare.

Chi impara il tedesco spesso lo fa per studiare all’università o per avere un posto di lavoro migliore.

Vi pare che a queste due motivazioni diverse possano corrispondere gli stessi livelli linguistici, sia nel senso di “elementare, intermedio, avanzato”, sia nel senso di “più o meno disinvolto e fluente, più o meno corretto”?

È ovvio che il tedesco o l’austriaco che impara l’italiano per ordinare, prenotare e dire due cose in vacanza in Italia, rispetto all’italiano che impara il tedesco per laurearsi a Vienna, o a Monaco di Baviera, o a Heidelberg, o per uscire dal circolo dei lavapiatti in nero, racconteranno una loro storia dell’apprendimento linguistico diversa, no? Inoltre, si reagisce diversamente all’errore, vengono richiesti livelli diversi, e pure il contesto in cui si impara non è comparabile.

Con chi parlo il tedesco? Quanto posso esercitarlo? Chi giudica il mio tedesco?

Ci sono popolazioni che sono più aperte a nuove conoscenze o amicizie, o che sono particolarmente comunicative, e poi ce ne sono di diverse, meno aperte e meno agili nel comunicare. Succede. Sicuramente tedeschi, austriaci e svizzeri fanno parte in prevalenza del secondo gruppo – che non significa che sono cattivi o che non siano avvicinabili mai in nessuna situazione, mi raccomando! È, però, meno immediato trovarsi a chiacchierare con loro, e le stesse conversazioni possono essere difficili per motivi non legati alla lingua, bensì ad atteggiamenti che sono legati alle culture delle varie regioni. Visto che questo testo è per italiani, possiamo tranquillamente dire che neppure noi tremebondi italiani del nord – considerati più chiusi – siamo così difficili da approcciare. Lasciamo da parte i timidissimi o i chiusissimi che esistono ovunque.

Inoltre, i germanofoni stessi amano ripetere “Deutsche Sprache, schwere Sprache” (lingua tedesca, lingua difficile). Lo dicono fra di loro, e lo dicono a chi apprende. Senza entrare nel merito dell’affermazione, è un atteggiamento che comunica “ah, tanto è impossibile imparare la lingua”. Penso che perfino uno studente del primo anno di psicologia possa spiegarvi quanto possa fare male questo “mantra” negativo.

Volendo, possiamo aggiungere la grande diffusione di accenti, varianti regionali e di dialetti, che magari complica il tutto. È anche vero, però, che pure in Italia abbiamo questo fenomeno, anche se in alcune regioni l’uso del dialetto è poco tollerato o quasi scomparso. Cerchiamo di non farci spaventare da un fenomeno che abbiamo in comune, e immaginiamoci di avere davanti una persona di una città diversa dalla nostra, anziché demoralizzarci.

L’insegnamento della lingua: come siamo messi?

C’è una forte domanda di insegnanti di tedesco, e questo immette sul mercato anche insegnanti che non hanno la giusta formazione e/o la giusta vocazione. Questo vale soprattutto nei paesi di lingua tedesca, dove c’è chi arrotonda così, o dove insegnanti di tedesco per le scuole locali (quindi che hanno imparato ad insegnare il tedesco come materia per i madrelingua, con i programmi che avevamo noi per italiano) sono stati cooptati (sarebbe stato meglio prendere insegnanti di altre lingue straniere).

In Italia, mi è stato riferito di insegnanti non bravissimi in alcune città o regioni, più che altro nella scuola pubblica e paritaria, non nell’insegnamento privato. Avete aneddoti da raccontare? Scrivetelo nei commenti! Io ho avuto sempre ottimi insegnanti, tutti madrelingua.

Inoltre, la quantità e la varietà dei libri di tedesco sono inferiori a quelle dell’inglese. Sulla qualità non ho grandi lamentele, anzi: sicuramente ci sono testi troppo “pompati” a livello di pubblicità che risultano poi sopravvalutati, ma ci sono ottimi libri in giro. Ne parlerò poi in post appositi.

Le profezie autoavveranti ed i circoli viziosi

Questo punto è un po’ il corollario di tutto: se tutti dicono che il tedesco è difficile, e/o se mi convinco che il tedesco è difficile, allora:

  • Il tedesco sarà difficile di sicuro!
  • Probabilmente manco mi sforzerò più di tanto, perché… è difficile, quindi non ce la farò mai, quindi perché sforzarmi?

Voi che dite?

Cosa avete sentito in giro? Cosa pensate voi? Come sta andando la vostra esperienza? Scrivetelo nei commenti!

E ricordate di seguirmi sui social media per ricevere interessanti contenuti su lingue straniere, traduzione e comunicazione interculturale, il tutto in tanti formati diversi!

 

 

 

 

 

 

 

 

Leggere Tolkien in lingua o leggerlo tradotto? Micro-articolo/rassegna per il #TolkienBirthdayToast

Per una serie di fattori che non sto qui ad elencare, rimasi piuttosto lontana dal fantasy fino ai miei 19 anni (sigh!), quando finalmente – grazie alle versioni cinematografiche de Il Signore degli Anelli e di Harry Potter – mi appassionai irreversibilmente a questo genere. Vista la trilogia dell’una ed i primi episodi dell’altra saga, decisi di comperarmi i libri direttamente in inglese, dato che ero già ad un livello B2/C1 e che ero già sopravvissuta alla lettura dei primi libri in inglese e del primo libro in tedesco all’università.

Certo, l’esperienza mi portò alla compilazione di lunghe liste di vocaboli a me sconosciuti, con picchi notevoli di lavoro quando mi trovavo a leggere le descrizioni dei paesaggi ne Il Signore degli Anelli. Tuttavia, sicuramente migliorò il mio inglese notevolmente in pochissimi mesi! Inoltre, avendo già visto l’intera trilogia tolkieniana ed i primi capitoli della saga del giovane mago inglese, ero abbastanza tranquilla, in quanto la storia mi era nota e non temevo di perdere chissà quali sviluppi o di rovinarmi il piacere di gustarmi le storie.

La scelta di leggere in originale per me fu anche una maniera per evitare le consuete trappole della traduzione di opere letterarie (probabilmente quelle fantasy e di fantascienza in prima linea): come molti di voi ben sapranno, spesso vi sono polemiche legate all’eccessiva – secondo alcuni – libertà artistica o creativa esercitata dal traduttore, o ad incomprensioni scaturite da mille fattori diversi. In quanto umana nonché traduttrice a mia volta, non voglio certo dare addosso a quelli che sono colleghi – ed esseri umani a loro volta, non ancora divinità infallibili -: spesso bisogna anche riuscire a comprendere in tempo utile le regole e le caratteristiche di un universo fantastico creato da un autore, e dobbiamo essere consapevoli del fatto che, ai tempi in cui non vi erano internet, o forum, o wikia, o pagine e gruppi Facebook, il traduttore era lasciato piuttosto solo davanti alla sfida del ricreare un intero mondo fantastico nella nostra lingua. Tuttavia, penso che in alcuni casi sia mancata l’iniziativa – o l’umiltà – di mettersi in contatto con l’autore/l’autrice e chiedere lumi (e qui mi riferisco più a casi quali A song of ice and fire e Harry Potter, ovviamente). Casi totalmente diversi sono i refusi (alle volte semplici errori umani, altre volte segno di trascuratezza, ma soprattutto cose che capitano anche nelle riedizioni in lingua), oppure gli errori per i quali non si sa mai se pensare alla buona fede o alla scarsa competenza del traduttore. Diversi ancora, infine, i problemi di continuità che sorgono con le saghe i cui volumi vengono pubblicati anche ad anni o decenni di distanza.

OK, ora potete dirmi “Perché non ci provi tu e vediamo di cosa sei capace?” Me lo merito, lo so.

Inoltre, da qualche parte, George RR Martin si è sentito improvvisamente male e non sa perché.

Beh, tirando le somme di questo sproloquio, alla fine per me leggere le opere fantasy sempre in originale è stata un’esperienza molto formativa per quanto riguarda la mia competenza linguistica in inglese (lingua tutt’altro che facile una volta superato il livello pre-intermediate), e quindi un’esperienza che vi consiglio; inoltre, ho trovato molto interessante leggere articoli di critica o di reportage sulle traduzioni di diverse opere, saga di Arda e della Terra di Mezzo inclusa, avendo in testa gli originali nelle edizioni consigliate dai super-fan.

E voi, avete letto le avventure della Terra di Mezzo in italiano? In inglese? In un’altra lingua?

Ecco qua, intanto una piccola rassegna dal web sugli errori di traduzione in italiano, in onore del Tolkien Birthday Toast:

http://www.jrrtolkien.it/jrr-tolkien/cronologia/errori-nelle-traduzioni-italiane/

http://www.ilfossodihelm.it/id_nav4.asp?id_nav=4&id_sottonav=43&id_cont=316

Un interessantissimo articolo che parla dello “sbarco” e della ricezione di Tolkien in Italia:

http://tolkienitalia.net/wp/critica/recensioni/tolkien-e-litalia/

E, infine, una nota metodologica sul tradurre Tolkien, pubblicata dalla Tolkien Estate:

http://www.tolkienestate.com/en/learning/thoughts-and-studies/translating-tolkien.html

Cheers!